Agli albori del Rock & Roll, negli anni 50’ un suo precursore dilagava in lungo e in largo negli Stati Uniti: stiamo parlando del Rockabilly, un genere che ha rotto ogni barriera, influenzando oltre che la musica anche la moda e la cultura, divenendo un vero e proprio stile di vita.
Esso trae le sue origini dal Rak, una danza dell’Africa occidentale. A tal proposito in un parallelismo tra le danze tribali e il rock, lo scrittore e regista Michael Ventura scrisse che se nelle prime il ballo si viveva come la possessione di un dio, nel rock era la stessa cosa, ma al posto della divinità ci si lascia guidare dallo spirito della musica.
Tornando dall’Africa agli Stati Uniti, negli anni 50’ una grossa fetta della popolazione viveva soprattutto di agricoltura. I ceti più alti mal consideravano gli abitanti delle aree rurali e montuose, definendoli Hillibilly, termine che potremmo tradurre come campagnoli nella sua accezione peggiore dal punto di vista culturale. Questi tra un campo coltivato e l’altro si divertivano suonando un tipo di musica vivace e coinvolgente, una combinazione di rhythm and blues e country in cui ballavano a ritmi altissimi. Come strumenti principali si utilizzavano fin da allora la chitarra, il contrabbasso e la batteria.
La musica suonata e ballata da parte dei cosiddetti Hillybilly incontrò il nascente rock, dalla cui fusione nacque la Rockabilly. Il mix tra rock e country trovò sempre più apprezzamenti, reso sempre più popolare da artisti come Bill Monroe, Hank Williams e Carl Perkins, fino a che non è comparso il profeta che lo ha fatto conoscere a tutto il mondo: Elvis Presley, che prima di divenire il più grande esponente del Rock & Roll, portò in alto il nome del Rockabilly. Sebbene la prima canzone del genere sia considerata Rock the Joint di Bill Haley nel 1952, due anni dopo Presley registrò due canzoni che costituirono le basi del Rockabilly, ovvero That’s All Right (scritto dal bluesman del Mississippi Arthur “Big Boy” Crudup) e una reinterpretazione di Blue Moon of Kentucky, valzer scritto quasi dieci anni prima dal musicista bluegrass Bill Monroe. Elvis si distingueva dai cantanti country dell’epoca cantando con inflessioni afroamericane e con più intensità emotiva, caratteristiche che tanti altri artisti dell’epoca cercarono di imitare. Il successo di Presley portò le case discografiche a tentare di replicare la formula vincente, basti pensare a Gene Vincent che ebbe un enorme successo con il celebre brano Be-Bop-A-Lula.
Tra i luoghi dove il Rockabilly trovò terreno fertile per crescere citiamo innanzitutto Memphis, dove veniva organizzato The Saturday Night Jamboree, un grande spettacolo country dal vivo che ha dato spazio a grandissime star allora debuttanti o già affermate, come lo stesso Elvis e Johnny Cash. Altre sedi importanti furono il Texas dove abitavano Buddy Knox e Sleepy LaBeef, e la California, casa di Rick Nelson e Eddie Cocharan.
Nell’evoluzione del Rockabilly aumentò il numero degli strumenti utilizzati, tra cui il piano e il sassofono, aggiungendo sempre più spesso gruppi vocali di sottofondo, caratteristiche che finirono per diluire il suono facendo morire il genere gradualmente fino al termine degli anni 50’.
Elvis anche dall’aldilà aiutò il Rockabilly, perché dopo la sua scomparsa nel 1977 ci fu una sorta di revival degli anni 50’, che trasformò il genere musicale in un fenomeno culturale. Cantanti di allora come Charlie Feathers o il Rock and Roll Trio ricevettero nuovi riconoscimenti, inoltre nacquero nuove band che riprendevano quello stile, come gli Stray Cats di Long Island. Nel campo della moda ci fu un ritorno di fiamma per il vintage, riscoprendo abbigliamenti e stile di quell’epoca.
L’abbigliamento Rockabilly maschile viene talvolta definito da bad boys, da cattivi ragazzi. Gli uomini indossano pantaloni scuri o larghi da lavoro, con cinture con fibbia che si allacciano di lato rivolti verso l’anca. Mettono giacche comode tenute aperte o modelli da smoking, t-shirt o camice sportive con colletto rialzato di un colore diverso (in generale viene preferito vestiario bicolore). Il look di solito si completa con tanta brillantina e pettinatura pompadur, un taglio di capelli che consiste in un capello medio-corto con un ciuffo rialzato sopra la fronte. Per riprendere al meglio quello stile non manca la sigaretta, in bocca o tenuta dietro un orecchio.
Le donne adottano invece uno stile da cowgirl, con capelli cotonati e voluminosi e un foulard portato al collo. Vietate le scarpe con tacco, sono invece comuni i bustini stretti, scollature varie (spesso a cuore), colori pastello oppure camicie a quadri annodate sopra l’ombelico, tenendo le maniche arrotolate. Sovente mettono jeans, ma anche gonne svasate o a tubino a vita alte. Come trucco prediligono rossetto rosso fragola, ciglia molto lunghe e unghie dalle tinte forti.
La moda del Rockabilly coinvolge anche il nostro Paese, dato che annualmente ospitiamo a Senigallia il Summer Jamboree, uno dei più importanti eventi revival a livello europeo. Se negli anni 50’ il Rockabilly ha trovato la nascita e la sua morte, dalla sua resurrezione negli anni 70’ a oggi non possiamo che considerarlo più vivo che mai.
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